Terre erte – Val di Cembra

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TERRE ERTE e il progetto “mille orti”

Sover negli anni 50 del secolo scorso. La foto evidenzia chiaramente i campi terrazzati che scendono dalla montagna fino alle sponde del fiume Avisio.

foto_itOggi gran parte di questi campi non ci sono più, ovvero si sono trasformati in boscaglia, perché nessuno si occupa più di tener puliti i campi, di tagliare i cespugli e le alberelle.

Nessuno lo sa con precisione; ma si può stimare che sul territorio comunale negli ultimi decenni più di 5.000 particelle fondiarie siano state abbandonate. I motivi di questa scelta hanno radici diverse: L’agricoltura in queste zone significa fatica; non ci sono le condizioni per l’impiego di macchine agricole, le stradine di accesso sono in uno stato di degrado e l’orticoltura in queste zone erte non può certo competere con l’orticultura di tipo industriale delle zone di pianura.

Dall’altra parte però si tratta di terreni fertili, non inquinati, immersi in un paesaggio stupendo.

Ecco la sfida: Perchè non provare a recuperare i terreni per una produzione agricola biologica di alta qualità per il consumo locale e regionale?

Ero pienamente consapevole che si trattava di una sfida “erta”, da tanti punti di vista, quando assieme ad un gruppo di amici ho promosso il progetto delle “Terre erte”.

Le prime iniziative hanno dato risultati incoraggianti. In occasione della “Festa del Seme” (maggio 2014) avevamo invitato i cittadini di Sover a scrivere I loro sogni per il futuro di Sover su dei fogli, successivamente raccolti in un vaso di terracotta. Contemporaneamente abbiamo promosso il concorso “Mille orti”, per invitare al recupero della cultura ortolana in un paese a forti tradizioni contadine, ormai senza più contadini.

Le foto scattate da Günther Schlemmer e Mirta Giacomozzi danno un’idea colorita dell’entusiasmo e della passione con la quale gli ortolani di Sover hanno partecipato all’iniziativa.

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